Viaggiare in America: visitiamo Chicago

Direzione Chicago!

Polpette, snacks, insalata di farro, DVD, ninne (scriverò un articolo ad hoc sulla “ninna”), colori, cappelli, creme, costumi, piumini (perché non si sa mai)…

siamo pronti?

Ma no… dobbiamo rientrare almeno tre volte in casa per prendere quell’ultima cosa, prima di impostare il GPS con direzione : Chicago!

Devo essere sincera, quando mio marito, un pomeriggio, rientrando da lavoro, con lo sguardo di chi conosce già la risposta ed il seguente brontolio, mi dice : ” ho pensato una cosa (a questa frase mi preoccupo sempre un po’), se vogliamo fare il viaggio a Chicago e alla Niagara Falls, dobbiamo andare prima che finisca l’estate!”.

Io, risposi subito: “Ok quando partiamo?”.

Vi spiego: viviamo negli Stati Uniti da due anni e stiamo cercando di approfittare di questa permanenza, per visitare il maggior numero di posti possibili.

A Giugno abbiamo fatto un “on the road” sulla West Coast (clicca qui per il video racconto della costa ovest e qui per il video racconto sui grandi parchi), esperienza indelebile, viaggiare diventa un’abitudine, quando inizi non ne puoi fare più a meno.

Rientrati dall’avventura, al mattino, mi svegliavo e sentivo la mancanza di Google Map, mio fidato amico, che interrogavo costantemente per capire in quale punto di questo immenso Paese fossimo capitati.

Ed e’ per questo che risposi subito: SI!

Di Chicago non sapevo nulla, anzi devo essere sincera, mi sono chiesta perché volesse andare li… fa pure freddo.

Ma ormai la lampadina si era accesa, ero già su internet a cercare informazioni, leggere blog, recensioni…

dovevo iniziare ad immaginare quella città.

Come faccio prima di ogni family adventure, preparai la lista delle attrazioni, dei cibi tipici da provare, appuntai  qualche informazione storica e indicazioni utili su come muoversi in città.

Niente, non riuscivo a dare un volto a quella metropoli.

Forse e’ proprio per la mia totale assenza di aspettative che rimasi cosi’ piacevolmente affascinata… tanto da definirla, in una conversazione al telefono con la mia amica Elena: “la trovo di una bellezza altezzosa!”

Chicago dista 13 ore di macchina da casa nostra, viviamo in Virginia, a sud di Washington e noi, acquisito in pieno la tradizione americana di viaggiare sempre, ovunque e comunque in macchina, ci siamo organizzati.

Prima tappa , dopo 8 ore di viaggio, a IRONTON, piccolo paese sulla linea di confine tra OHIO e KENTUCKY. Mio marito (il mio “rompiscatole preferito”), ha prenotato la solita stanza doppia, due queen bed,  all’ Holiday Inn Express,  catena di hotel che consiglio vivamente a chi volesse fare un viaggio negli States.

Ottimo rapporto qualità – prezzo, buon livello di pulizia ( e qui non e scontato ) , hot breakfast incluso nel prezzo.

L’indomani giriamo un po’ per il paesino e scopriamo che c’e un ponte di ferro, su un fiume,  che segna il confine tra i due Stati: attraversiamo il ponte ben quattro volte!

Ci diverte l’idea di saltare da uno Stato all’altro in pochi minuti ( e poi io posso fare la foto di rito al cartello che indica il nome delle Stato).

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Arriviamo a Chicago nel tardo pomeriggio, Holiday Inn Express anche qui, of course.

Zona aeroporto, quindi siamo a 15/20 ‘ dal centro della città.

Siamo stanchi, ma non affamati, vista la quantità di cibo che ci portiamo dietro ogni volta da casa e che consumiamo in macchina , anche per ingannare un po’ il tempo (alcuni tratti di strada corrono nel bel mezzo del “nowhere”), le voci di Topolino e di Angelina Ballerina hanno ormai preso possesso delle nostre orecchie e delle nostre menti, ma in questi alberghi ci sono quasi sempre la piscina e la hot tub ( io la adoro) .

Cerchiamo velocemente il sacchetto con i costumi (date un’occhiata a questo mio articolo cliccando qui per scoprire come organizzo la valigia per le bimbe), messi in valigia insieme ai piumini ( perché non si sa mai), ci dirigiamo in piscina…

proprio di fronte la nostra stanza.

Wow che fortuna… penso… le bimbe non prenderanno freddo dopo il bagno, considerata l’aria polare che si trova in ogni luogo chiuso, pubblico e privato degli Stati Uniti.

La fortuna non c’entra, scopro presto che e’ parte del piano organizzativo/maniacale del “mio rompiscatole preferito”.

Ebbene si, lui cura la logistica dei viaggi, prenotazioni alberghi, percorso, soste, macchina… e ogni volta mi ricorda sempre di più Carlo Verdone in “Bianco, Rosso e Verdone”…

“…pronto Aci?”

ma io non sono ancora Magda, non vi preoccupate!

Inizia l’avventura… Chicago stiamo arrivando!

Prima tappa presente sulla mia lista: Willis Tower.

Grattacielo alto  442 m, con 110 piani,  chiamato anche Sears Tower, come il nome del vecchio proprietario, simbolo di Chicago.

L’ingresso e’ a pagamento e dopo una lunga attesa, resa piacevole da chiacchiere all’Italiana,  con una simpatica coppia di giovani ragazzi di Torino, Chiara ed Alessandro e dopo controlli in pieno stile aeroporto, arriviamo all’ascensore che , con un tuffo al cuore per la velocità, ci porta al top.

La vista ripaga dell’attesa. Osserviamo attentamente il panorama e da qualche parte, li intorno, con linee invisibili, si incontrano ben quattro Stati.

Cerchiamo l’attrazione della Willis Tower, lo “Skydeck”, balconcini trasparenti sospesi nel vuoto.

Non impieghiamo molto a capire dove sono,  quattro file di persone, perfettamente incolonnate attendono di scattare una foto da capogiro.

Le file ai lati prevedono lo scatto professionale, c’e un operatore con tanto di attrezzatura, noi scegliamo il fai da te ( con tre bimbe, la probabilità che stiano ferme e che guardino l’obiettivo tutte e tre nello stesso momento,  e’ veramente molto bassa).

Brivido, vertigini, capogiro…

“Dai signore con i baffi, muoviti a scattareeee!!!”

E’ fatta… io scappo subito via con la piccola, le due bimbe più grandi restano per altri scatti con il papa’ e ad osservare la città sotto i loro piedini come se fosse uno di quei paesaggi LEGO che montano nella loro stanza dei giochi.

Che coraggio queste bimbe!

Ora di pranzo e siamo affamati, decidiamo di provare una delle specialità della città di Chicago, la “deep dish pizza”, leggo sui miei appunti il nome del ristorante più famoso ed antico, che vanta la paternità di questo piatto: “LOU MALNATI’S”.

Google map ci dice che a venti minuti di cammino ce ne e’ uno….

ci incamminiamo.

Dopo una bella passeggiata, dopo un centinaio di :”Mamma siamo arrivati?” “Papa’ quanto manca?” ” Ho fame e sete!”, arriviamo finalmente all’indirizzo inserito, ad attenderci una bella porta chiusa con tanto di cartello: “il ristorante  e’ chiuso x meeting aziendale” .

Io e mio marito fingiamo disinvoltura e di avere un piano B, non siamo disinvolti, anzi abbastanza incavolati e soprattutto non abbiamo un piano B.

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E’ Domenica,  non c’e traffico,  torniamo al parcheggio, prendiamo la macchina, il cibo non manca, decidiamo di girare per il centro.

Consulto la mia lista delle attrazioni da vedere, siamo vicini alla prossima tappa, parcheggiamo in uno dei soliti parcheggi privati a pagamento (uno degli aspetti negativi di girare nelle grandi città in macchina), John Hancock center stiamo arrivando.

Il John Hancock center, e’ un altro simbolo della città di Chicago,  meno alto rispetto alla Willis Tower,  ma più panoramico.

All’ingresso c’e una lunga fila di persone, aspettano di prendere gli ascensori per la Lounge e di provare l’ emozione di cenare sul top di una grattacielo.

Noi ci dirigiamo direttamente al top.

Altro ascensore velocissimo, altro tuffo al cuore.

La vista da qua e’ mozzafiato, avevo letto bene, avevano ragione quei siti a scrivere che era più panoramico.

Io, sempre a debita distanza dalle vetrate, passeggio con la family: il Lago Michigan, il Chicago River che scorre insinuandosi nell’intimo della città, North Avenue beach,  grattacieli altissimi di forme diverse, che regalano grande soddisfazione ad occhi esperti di architettura.

Mentre passeggiamo, cercando di cogliere i dettagli di quel panorama, vediamo il famoso ” Tilt”, lastre trasparenti di vetro, con maniglie laterali, che si inclinano fino a 20 gradi, per regalare, ai più coraggiosi, la sensazione d un tuffo nel vuoto.

Le due bimbe più grandi, corrono a prendere i biglietti con il papa’ ( 7 dollari a persona), io, nascondo ansia e riluttanza e, sorpresa soprattutto dal coraggio di Nicole (la seconda), di solito meno “leonessa” della sorella maggiore, mi metto da parte e osservo parte della family inclinarsi lentamente verso il vuoto.

Dura pochi minuti, per fortuna!

Dopo quest’altra esperienza, ho bisogno di riprendere il fiato, ci accomodiamo su dei gradoni di legno, messi appositamente su quel lato del grattacielo, dove tramonta il sole.

Eh si, la sera sta calando e tutti i turisti si accomodano sulla scalinata, ad osservare lo spettacolo. Sorseggiamo una “lemonade”, bevanda tipica di Chicago, un mix tra limonata e sorbetto, non male.

Non avevo mai visto una big city al tramonto e il sole fa il suo compito: scende lentamente sulla città, rivestendola di luce calda, arancione, i grattacieli si illuminano, il lago Michigan e il Chicago River , la spiaggia di North Avenue, collaborano a regalare bellezza al paesaggio.

Dopo aver consumato flash e batterie di camera e cellulari, incontriamo un’altra coppia di  Italiani: Angelo e Suana.

Due ragazzi adorabili.

Conoscere nuove persone, provare ad immaginare le loro realtà,  ascoltare le loro storie, e’ una delle mie parti preferite del viaggiare.

IMG_6164preferite (40)Si e fatto tardi e , anche se a malincuore lasciamo il grattacielo.

Ogni promessa e’ debito…soprattutto con i bambini. Giulia e Nicole chiedono il loro premio, in cambio di un buon comportamento e un po’ (tanta in realtà) di pazienza:

il bagno in piscina.

Si rientra in Hotel, ma io mi accorgo che accanto c’e la mia catena di negozi preferiti per l’Home Decor.

Chiedo un ultimo sforzo alla family e do una sbirciatina (clicca qui per il racconto su cosa ho acquistato).

Bagno, hot tub, doccia, shampoo, pastina per tutti…

riusciamo finalmente a metterci a letto.

Ci attende un’altra giornata di scoperte.

E’ lunedì, la città si e’ risvegliata dopo il weekend, potremmo trovare molto traffico, quindi partiamo presto.

Parcheggiamo al Navy Pier, il molo di Chicago, bellissimo, ben organizzato e ricco di attrazioni.

Troviamo subito posto nel parcheggio, flat rate, quindi con 20 dollari siamo sistemati per tutto il giorno.

Andiamo subito ad acquistare i biglietti per il boat tour, visita guidata della città , con la barca.

Ci sono tante compagnie che offrono il giro in barca con la guida, noi ci affidiamo alla ” Shoreline seeing city”.

Il fiume e’ calmissimo, il cielo e’ nuvoloso, quindi non fa troppo caldo, sull’imbarcazione ci sono comode panchine di legno, le bimbe, eccitate per questa nuova avventura, addirittura oggi su una grande barca, vogliono sedersi in prima fila e giocare a fare i Capitani.

Offro frutta e snacks a Cecilia, cosi da tenerla un po’ occupata almeno per la prima parte della visita e…

siamo pronti: si parte!

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La guida, simpaticissima, ci illustra i dettagli, palazzi storici e grattacieli moderni, altissimi, sistemati in modo sapiente , l’uno accanto all’altro, ristorantini sul lungo fiume, ponti di ferro di un colore ruggine vivo, sopra le nostre teste, tutti diversi…quanto mi piacciono quei ponti.

La città corre frenetica sopra di noi, ma la gente non da segni di affanno,  osservo quelle persone mentre sorseggiano caffè, seduti ai tavolini di quel locale lungo fiume, una ragazza seduta su un gradino, consuma il suo pranzo, un uomo d’affari, dentro il suo ufficio, con una vetrata enorme, ai primi piani di un grattacielo altissimo, parla al telefono camminando e il filo e lunghissimo, proprio come quelli che vedevo da ragazzina, nei film americani.

Provo ad immaginare come deve essere vivere li, so che l’Inverno fa freddissimo, ci saranno famiglie con bambini piccoli in centro?

Ci saranno negozi dove far la spesa? Scuole?

O il centro e solo per uomini e donne d’affari?

Assorta nei miei pensieri, nell’intento di capire quale fosse veramente l’anima di questa città, Cecilia mi chiama: crackers e banana sono finiti, ha bisogno di sgranchire le gambine.

Si volta indietro e il sorriso e la complicità dei due ragazzi italiani (che abbiamo incontrato il giorno prima, vi ricordate?) la tengono occupata fino alla fine del tour.

Soddisfatti per ciò che abbiamo visto e felici per il comportamento delle bimbe, passeggiamo per il Pier.

Ristoranti, negozi, Children Museum, Carosello e Ruota panoramica.

Cosa? Carosello?

Io e le bimbe dobbiamo andare.

Abbiamo avviato una tradizione: in ogni città che visitiamo, cerchiamo un Carosello, io lo adoro… figuriamoci loro.

Fila chilometrica, il papa si mette in coda e torna trionfante con i biglietti per la Ruota e per il Carosello.

Entusiasmo ed ovazione per l’eroe del giorno, (le bimbe chiedevano di andare sulla ruota dal giorno prima, l’avevano vista da sopra il primo grattacielo su cui siamo saliti, ma io divagavo).

Il tempo sta per peggiorare, meglio affrettarsi.

Il giro sulla ruota e stato divertente, mi ero abituata a quelle altezze ormai e le bimbe non erano mai state su una ” giostra cosi grande”!

Giro al Carosello, dopo un’ accuratissima scelta del cavallo più bello da parte di Giulia e Nicole e carrozza da princess x Cecilia e mamma.

Just in time…

inizia a piovere, ci rifugiamo all’interno della grande struttura del Navy Pier: una sorta di centro commerciale, con negozi, fast food, ristoranti, bar.

Vediamo una gelateria, e la stessa che e vicino casa nostra e fa il gelato all’italiana.

Le bimbe, contente, mangiano il loro gelato e io e mio marito ci accontentiamo di un espresso di Starbucks.

Ci affrettiamo per portarle al Children Museum, museo per i bambini, con ambienti ricreati a misura di bambino, dove possono giocare a fare i ristoratori, o i vigili del fuoco, o le cassiere di un supermercato, con tanto di registro di cassa vero.

Siamo stati in un museo per bambini, durante il viaggio a New Orleans, le bimbe lo hanno adorato e anche noi ci siamo divertiti tantissimo ad essere serviti nel loro ristorante e a fare poi la spesa nel supermercato in miniatura.

E’ troppo tardi, mancano solo due ore alla chiusura, quindi decidiamo di passeggiare e fare un po di shopping.

Io e mio marito leggiamo l’insegna di un negozio : “Build the bear”, lui entra e indaga, io distraggo le bimbe (prima che lo vedano loro e meglio essere certi che sia qualcosa di fattibile).

Ok, si può fare, glielo proponiamo.

“Bimbe sapete che qui c’e un posto dove ogni bimbo può costruirsi il proprio orsetto?” (clicca qui per il nostro video all’interno del negozio)

Grida di entusiasmo ma… silenzio, non svegliamo la piccola che intanto si e addormentata!

Scegli un orsetto, make a wish, diamogli forma ( c’e un macchinario che riempie i peluche con ovatta), prova abbraccio per testare la giusta sofficezza e via…verso la dressing room a scegliere abitini, scarpine e quant’altro.

Nicole sceglie un’orsetto rosa e lo veste con tutù viola;

Giulia un cagnolino marrone e gli mette un body da ginnasta, identico a quello della campionessa olimpica, Simone Biles (è cosi divertente osservare, da queste scelte, le loro diverse personalità).

Cecilia dorme ancora, quindi io ho provveduto a fare la procedura per lei, compreso la ” prova abbraccio”.

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Piove, non ci resta che continuare la nostra visita dalla macchina, percorriamo il “Magnificent Mile”, miglio di strada con palazzi eleganti e negozi di alta moda per lo shopping.

Cerchiamo il Chicago theatre per fotografare la famosa insegna, colorata e piena di lucine e poi il cartello che indica l’inizio della ” Route 66″.

Ci dirigiamo dunque verso il Millennium Park, il parco cittadino, molto grande e con fontane e sculture che vanno viste e fotografate.

Purtroppo la pioggia ha reso il traffico ancora più intenso, cerco di scorgere almeno “The Cloude Gate”, chiamato dagli autoctoni “The Bean” per la sua curiosa forma a fagiolo, ma l’impresa stavolta e veramente ardua.

Ci arrendiamo, le bimbe sono stanche e iniziano a ad agitarsi un po, ci vorrà un’ora prima di uscire dal centro cittadino: chiediamo aiuto ai nostri compagni di viaggio, Tom e Jerry e accendiamo i DVD player.

Ma la mia lista dice che dobbiamo ancora provare l’Italian Beef Sandwich e il famoso “Hot Dog di Chicago”.

Portillo’s e il nome del ristorante piu famoso, ne troviamo uno lungo la strada e con il parcheggio.

Scendo al volo, resto senza parole quando entro nel locale che, da fuori sembra un semplice fast food, dentro e’ un set cinematografico!

Si rientra in albergo, stanchi e soddisfatti, felici di aver vissuto, anche se per 3 giorni soltanto, questa citta, non convinta ancora di quale sia la sua anima, ringraziamo Tom e Jerry, Angelina ballerina e tutti e 4 i little Einstein e dopo il solito tuffo in piscina, si va finalmente a dormire.

Ci aspetta una nuova avventura domani…e altre 8 ore di viaggio: direzione Niagara Falls!

Vi lascio il link qui sotto sul nostro video di viaggio a Chicago, tratto dal nostro canale YouTube

17 thoughts on “Viaggiare in America: visitiamo Chicago”

  1. Ciao Annalisa che bell’idea hai avuto,mi piace tantissimo leggere le vostre avventure,e’ tutto molto interessante x noi mamme spero di riuscirti a seguire sempre…in bocca al lupo…e ci vedremo presto appena torni 😉

    1. Grazie Elvira, sono felice che ti piaccia e spero tanto che tu riesca a seguire le mie avventure quotidiane che sono un pò le avventure quotidiane di tutte noi mamme!

  2. Mi piace l’idea. Scrittura piacevole e affascinante. Sembra di essere in viaggio con voi.
    Non ti conosco personalmente, impareremo tutti a farlo con il tuo blog.
    Brava!

  3. Ciao Anna, il tuo racconto mi ha entusiasmata . Sei riuscita a trasportarmi con la mente a Chicago. Ho preso appunti e sono quasi pronta per partire☺️.bravissima

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